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Sedie di design: il biglietto da visita dell’architetto

23 Aprile 2018

A partire dalla concezione di oggetto d’uso quotidiano di Morris e passando per l’idea che ne aveva prodotto il Bauhaus, la sedia è stata ed è tuttora il miglior biglietto da visita per gli architetti che si sono cimentati nella progettazione di pezzi di arredamento.

In pratica per essere riconosciuto come un’autorità dovevi avere la tua sedia (o poltroncina).  E se portava il tuo nome (o quello di un tuo illustre amico) era ancora meglio. La seduta era diventata uno status symbol, una chiara manifestazione di potere sociale.

L’esplosione della fantasia del movimento Arts&Crafts, sostenuto successivamente dalla spinta dell’art nouveau, ha segnato un momento di passaggio fondamentale nella storia dell’interior design.

La casa, opera d’arte totale dell’architetto/artista, fulcro della famiglia nell’era industriale, contrapposta alla vita sporca e malsana della fabbrica, rifiorisce con complementi d’arredo sempre più particolari, sempre più speciali.

La società borghese, nuova classe dominante, fa costruire i propri pezzi d’autore mentre Morris e i suoi avrebbero voluto essere un movimento per le masse, nella concezione più marxiana del termine. Non avevano considerato che un pezzo originale, prodotto artigianalmente su disegno originale d’artista non sarebbe mai stato esattamente economico.

 

 

L’etica Arts&Crafts muore con questa triste verità.

 

 

Il rifiuto dell’omologazione industriale e della produzione in serie non era sufficiente per fare la rivoluzione del popolo. Da questo momento in poi gli oggetti d’uso sono stati il centro della progettazione della casa per ritornare il più presto possibile all’idea del focolare accogliente e familiare. Nel senso di personale, appartenente alla famiglia.

Ogni angolo della casa parlerà di colui che la vive. Che sia ricco o che sia povero.

Ma sempre sotto il segno della modernità.

Da questa concezione dello spazio abitativo nasce la poetica della maggior parte dei progettisti, sviluppandosi in declinazioni spesso diametralmente opposte. Dall’artigianalità della scuola di Morris all’esaltazione dell’acciaio del Bauhaus del Principe d’Argento, alla felice unione di progresso e tradizione di Loos, fino al trionfo dei materiali plastici del dopoguerra.

 

 

La sedia è l’emblema dell’evoluzione dell’abitare.

 

 

 

 

 

 

Sedia Bertoia, 1952

 

Sedia di Harry Bertoia del 1952

 

La sedia Bertoia è stata disegnata nel 1952 ed è certamente una delle icone del design del nostro tempo. La sua linea essenziale e asciutta dichiara di voler essere elegante con il minimo indispensabile del materiale di cui è fatta. Leggera, innovativa, trasparente nonostante l’acciaio delle sue parti. Avvolgente e accogliente, come non ti aspetti.

 

 

 

 

 

 

MR 10, 1927

 

Sedia a sbalzo progettata da Mies van der Rohe per l'esposizione del Weissenhof del 1927

 

Quando l’acciaio ha iniziato ad andare di moda di brutto, i designer del movimento moderno hanno cominciato ad esplorarne le potenzialità anche nel design dei complementi d’arredo. Con la MR 10 Mies sfrutta l’elasticità dell’acciaio proponendo una intelaiatura a sbalzo del tutto originale (quasi, il primo modello cantilever era di Stam), dotato di fascino ed eleganza. Fu proposta per la prima volta nel 1927 in occasione degli esperimenti abitativi del Weissenhof. Tubolare in acciaio e pelle. L’essenza del Bauhaus. E del Rock’n’Roll.

 

 

 

 

 

Red Blue Chair, 1918

 

Sedia rossa e blu di Gerrit Rietveld esprime i principi del Neoplasticismo

 

Rietveld realizza nel 1918 la sua Red Blue Chair con un design a dir poco scultoreo. E a dir poco Neoplastico. Nonostante il suo incontro con Mondrian e Van Doesburg avvenga solo più tardi, la sua sedia non solo sposa i principi elementaristi ed essenzialisti del De Stijl, ma ne è la rappresentazione più chiara e lampante. Ripropone la tridimensionalità dello spazio e le regole che ne salvaguardano l’armonia. Ortogonalità e colori primari per giungere all’essenza dell’arte attraverso un viaggio quasi platonico.

 

 

 

 

 

A-Chair, 1934

 

A-chaise la sedia più famosa prodotta da Tolix in acciaio in ossidabile

 

Tra i classici del design industriale la A-Chair, marchiata Tolix. Nata nel 1934 e interamente in metallo (come gli altri pezzi della casa produttrice) viene considerata la perfetta sedia da cafè e prodotta in quantità industriali, è il caso di dirlo. Resistente e moderna, pensata per esterni. Diventa ben presto un icona inossidabile del design entrando nelle case per donare il suo tocco industriale all’arredamento.

 

 

 

 

 

Thonet n.14, 1859

 

Sedia Thonet n.14 del 1859

 

La tedesca Thonet è indiscutibilmente la capostipite di tutte le sedie di design. Amata e ammirata da tutti, era capace di mettere d’accordo tutti gli architetti e designer del mondo con la sua essenzialità e la sua modernità. L’elegante curvatura del legno era ottenuta con un procedimento a vapore che avrebbe di molto accorciato i tempi di produzione. Brevetto di Michael Thonet, fondatore. La n. 14 è diventata la più famosa tra tutti i suoi modelli. Solo 6 pezzi per realizzarla, nel perfetto spirito dell’era industriale. E senza mai invecchiare e giunta fino a noi che continuiamo ad amarla.

 

 

 

 

 

Cesca Chair,1929

 

sedia a sbalzo di Marcel Breuer del 1928

 

In principio fu la MR 10, anzi no, fu in modello di Stam, ma poi arrivo Cesca, la sedia cantilever di Marcel Breuer che coniugò la modernità del modello a sbalzo con la tradizione austriaca del legno curvato e della paglia di Vienna. Nota anche come B64 (o B32 nella sua versione senza braccioli), è entrata in produzione nel 1929 e da allora la Thonet continua a produrla con il nome S64 (e S32).

 

 

 

 

 

Poltrona Wassily, 1925

 

Sedia Wassily di Breuer, pioniere del tubolare in acciaio

 

Tra le meraviglie create dal genio di Marcel Breuer è impossibile dimenticare la Poltrona Wassily. Emblema del design moderno, manifesto della filosofia pura e accecante del Bauhaus. Abbraccia i concetti di innovazione, serialità industriale e flessibilità materica in un unico modernissimo oggetto. Nata nel 1925, in piena era funzionalista, pare fosse destinata alla residenza di Kandinsky e che per questo porti il suo nome. Prese spunto dalla sua bicicletta Adler e ripropose il telaio in tubolare d’acciaio piegato. Era talmente nuova che le persone ne erano terrorizzate e pensavano che “il mondo intero stesse per finire”.

 

 

 

 

 

LC2, 1928

 

Poltroncina LC2 progettata da Le Corbusier nel 1965

 

Esposta al Salon d’Automne di Parigi nel 1929, la LC2 di Le Corbusier è il perfetto pezzo di arredo della sua machine à habiter. Progettata insieme ai divani a due e tre posti e al pouf coordinati, la LC2 ha una sfavillante struttura cromata in acciaio e grandi cuscini dal disegno regolare. Rivestiti in pelle o in tessuto ricostruiscono una forma geometrica perfetta, all’interno della quale è ricavata quasi matematicamente una seduta dalle proporzioni magiche. La sezione aurea rules.

 

 

 

 

 

Barcelona, 1929

 

Poltroncina disegnata da Mies per il padiglione tedesco dell'Esposizione Universale di Barcellona del 1925

 

Avendo ben chiaro in mente che progettare una sedia può rivelarsi ben più difficile che costruire un grattacielo, Mies disegna la sua Barcelona. In occasione dell’esposizione universale del 1929 che ha sede proprio nell’indipendentissima e ricchissima Barcellona, gli viene commissionato il progetto per il padiglione tedesco. Da qui il nome. La sedia Barcelona era pensata per i reali di Spagna ed esprimeva esattamente se stessa. Si inseriva negli spazi fluidi e spirituali del padiglione. Era importante e monumentale, costosa ed elegante. Certamente non stava bene in cucina.

 

 

 

 

 

La Superleggera, 1957

 

La superleggera di Gio Ponti del 1957

 

La Superleggera di Giò Ponti, che non voleva essere altro se non una sedia e basta. La naturale evoluzione della tradizionale sedia ligure di Chiavari. Invece poi divenne l’essenza stessa della forma, senza fronzoli, asciutta, diretta e spigolosa. Come un pugno. La sezione delle sue parti ridotta al minimo, fino ad essere triangolare. Inusuale, ma resistentissima e leggerissima. Una sedia mai vista prima, popolare, senza virtuosismi. Anche un bambino poteva tirarla su con un mignolo. La sedia “modesta e brava” era in verità una super-sedia.

 

 

 

 

 

Tubular Steel Chair, 1930 c.a.

 

Sedia progettata da Peter Behrens per la fabbrica di tabacco di Linz

 

Peter Behrens , si sa, aveva una speciale predilezione per la disciplina del design. Si può dire con sicurezza che sia il capostipite della nuova ricerca nel campo del design industriale. Pensava fermamente che non ci si potesse fermare alla funzionalità dell’oggetto a che questo necessariamente dovesse essere sostenuto dal fattore estetico. Con questo proposito progetta il prototipo per la fabbrica di tabacco della città austriaca di Linz. Tubolare in acciaio e legno di faggio per una sedia modernissima e accattivante. L’essenza del suo pensiero.

 

 

 

 

 

W199, 1951

 

Sedia W199 progettata da Gropius e Thompson

 

Gropius, fondatore del Bauhaus e illuminato insegnante di filosofie di vita e architettura, aveva dato vita alla poltrona W199. Nel 1951, non insegnava quasi più e si dedicava anima e corpo all’architettura. Progetta la W199 insieme a Thompson con cui collaborava insieme ad un collettivo che si faceva chiamare The Architects Collaborative, questa sedia era versatile e moderna e si adattava a tutti gli ambienti della casa, soddisfacendo il bisogno di comfort che guidava la ricerca moderna del design.

 

 

 

 

 

Club Chair, 1928

 

poltroncina di Joseph Albers pensata per la residenza berlinese di Ludwig e Marguerite Oeser

 

Nel 1928 Josef Albers viene nominato direttore del laboratorio di mobili del Bauhaus e progetta la sua poltroncina Club. Geometrica e complessa, è stata pensata inizialmente per la casa berlinese di Hans Ludwig e Marguerite Oeser. L’antitesi tra i colori chiari e scuri dei legni, la freddezza dell’acciaio e il calore del legno, la rigidezza della struttura e la morbidezza dei cuscini di schienale e seduta ne fanno un esempio di riferimento per il design dell’era moderna.

 

 

 

 

 

Tulip Chair, 1957

 

Tulip chair di Eero Saarinen della collezione Pedestal

 

Innovazione tra le più rivoluzionarie della storia del design è senz’altro la forma a calice della sedia Tulip di Eero Saarinen. Aveva giurato a sé steso che avrebbe combattuto la selva di gambe di sedie e tavoli e dopo ben 5 anni di studi e ricerche era finalmente giunto alla soluzione. La collezione Pedestal fu sensazionale. L’eleganza e la purezza delle forme fu impressionante, l’essenzialità divenne iconicità. Il “brutto, confuso e inquieto mondo” era stato sconfitto.

 

 

 

 

 

Plastic Side Chair, 1950

 

Plastic Side Chair o S-schell di Charles e Ray Eames

 

Dopo aver esplorato in lungo e in largo le potenzialità del compensato e della lamiera di alluminio, Charles e Ray Eames (la coppia più bella della storia del design), capiscono che devono concentrarsi su un  nuovo materiale, stampabile, capace di adattarsi come un guscio alla forma del corpo umano. Rigidità, sostegno e godibilità i parametri di scelta. Tra i materiali alternativi dell’industria di materie plastiche, scelgono la resina poliestere fibrorinforzata  con vetro. Nacque così la prima sedia in plastica prodotta con un processo industriale, la Plastic Side Chair. “Il meglio per il maggior numero di persone al minimo costo”

 

 

 

 

 

Lounge Chair con ottomano, 1956

 

Lounge chair con ottomano di Charles e Ray Eames

 

Forse si tratta della rivisitazione della classica sedia da club inglese o forse no, ma certamente l’intenzione degli Eames nella progettazione della Lounge Chair con ottomano era quella di dare tregua e conforto allo stressato uomo moderno. Morbida e accogliente come un guanto da baseball, la Lounge Chair voleva essere un rifugio che racchiudeva in sé il massimo comfort e la migliore qualità di materiali e lavorazione.

 

 

 

 

 

Sedia Fieldermaus, 1907

 

Sedia Fieldermaus disegnata per l'omonimo cabaret da Josef Hoffmann

 

La sedia Fieldermaus, progettata per il Fieldermaus cabaret di Vienna, è stata disegnata da Joseph Hoffmann nel 1907 e presenta i tipici caratteri art decò del suo design. La necessità di progettare nel rispetto dell’opera d’arte totale spinge Hoffmann, come altri legati al movimento secessionista e non solo, a contestualizzare in maniera radicale gli oggetti e i complementi d’arredo destinati agli edifici progettati e a vivere in maniera totalizzante e immersiva il processo creativo fino alla realizzazione.

 

 

 

 

 

Hill House Chair, 1903

 

 Sedia di Charles Rennie Mackintosh disegnata per la Hill House di Walter Blackie

 

La Hill House Chair è il simbolo dello stile di Charles Rennie Mackintosh . Aderente al movimento di Arts &Crafts di Morris, Mackintosh realizza una sedia articolata e complessa  eppure lineare e geometrica, costituita da un alto schienale a graticcio in frassino tinto di nero, che tanto richiama l’eleganza del design giapponese. Come nel caso di Hoffman anche qui la sedia prende il nome dall’edificio per cui è progettata, la Hill House, abitazione dell’editore Walter Blackie e una delle architetture più conosciute di Mackintosh.

 

 

 

 

 

Luisa, 1955

 

 Luisa di Franco Albini premio Compasso d'Oro 1955

 

E poi c’è la poltroncina Luisa. Fulgido esempio del genio di Franco Albini, che dopo un lungo iter di progettazione e un lunghissimo processo creativo giunge alla sua versione della poltroncina a pozzetto. È talmente geniale che vince il premio Compasso d’Oro nel 1955. I giunti tra le parti costituiti da dentelli plurimi hanno il compito di “fissare i rapporti geometrici tra i componenti, a comandare le sezioni del legno”. Così come spesso capita con Albini e le sue geniali scoperte, sono i piccoli dettagli a definire un progetto.

 

 

 

 

 

Panton Chair, 1960

 

Panton Chair di Vernon Panton

 

Tra le sedie in materiale plastico la Panton Chair è senz’altro quella più innovativa. Una sola pennellata plastica, stampata e modellata in un unico pezzo costituisce la sedia Panton. Dopo un’ardua battaglia per scegliere il giusto materiale che non si deteriorasse e non si spezzasse Verner Panton insieme a Vitra lancia il suo prodotto nel mercato. Una rivisitazione ultra moderna e flessibile del modello a sbalzo dei grandi funzionalisti del primo dopoguerra.

 

 

 

 

 

Sedia Dormitio, anni ’50

 

Sedia Dormitio di Giò Ponti per L'abbate

 

La sedia Dormitio di Giò Ponti puntava ad essere il massimo del comfort e del riposo per coloro che ritornavano all’abbazia di San Pietro al Monte Pedale dopo un’estenuante camminata. La struttura in faggio massiccio tinto o laccato era rivestita in tessuto, pelle o impagliata a mano.

 

 

 

 

 

Egg Chair, 1958

 

Egg Chair di Arne Jacobsen

 

Quando Arne Jacobsen si dedicò all’arredamento del Royal SAS Hotel di Copenhagen, pensa subito ad un nuovo design. Vuole reinterpretare la più classica bergère e contemporaneamente creare un design innovativo, avvolgente come un nido, con un alto e comodo schienale che proteggesse la privacy di coloro che l’avrebbero usata e che si sarebbero sentiti a loro agio pur stando in un luogo pubblico, un alto e comodo schienale che proteggesse . La Egg chair era la risposta e insieme alla sua Swan chiar è stata la prima sedia girevole rivestita ad essere prodotta.

 

 

 

 

 

Poltrona 41 (Paimio), 1931

 

Poltrona 41 di Alvar e Aino Aalto

 

Tra gli scandinavi, la Poltrona 41, conosciuta anche come Paimio, è sicuramente uno dei migliori esempi di design. Progettata dal Alvar Aalto e da sua moglie Aino, viene proposta per arredare l’ospedale finlandese di Paimio. Influenzati dagli esperimenti funzionalisti in tubolare d’acciaio, tentano la stessa strada, optando poi per qualcosa i diametralmente opposto che abbandonasse la freddezza industriale per qualcosa di più umano. La scelta ricadde sul calore del compensato curvato dello schienale agganciato ad un telaio in betulla laccata e lasciata al colore naturale.

 

 

 

 

 

Ant Chair, 1952

 

Antchair di Arne Jacobsen

 

Arne Jacobsen ha un nuovo obiettivo. Creare la sedia adatta alla mensa della casa farmaceutica Novo Nordisk. Deve pensare ad una sedia snella, leggera, ma soprattutto impilabile, come richiesto dalle necessità del contesto in cui si inserirà. La realizza in compensato lamellare curvato e riproduce le sembianze stilizzate di una formica. La pensa con 3 gambe e poi 4. L’impilabilità è certamente il suo punto forte. L’analogia fra il mondo industriale, nel qual caso farmaceutico, e il formicaio è lampante.

Comments (2)

  • Renzo fauciglietti

    9 Febbraio 2019 at 19:44

    Istruttivo interessante storico

    1. archIsDEad2018

      10 Febbraio 2019 at 22:09

      Ciao Renzo, ti ringrazio!

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