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L’industrial design di Peter Behrens

29 Marzo 2018

Per quanto i più tenderanno a ricordare maggiormente i suoi illustri allievi (Mies-Le Corbusier-Gropius), Peter Behrens è certamente tra le figure che merita più attenzione.

La sua attitudine alla modernità in un momento di cambiamenti travolgenti da un punto di vista non solo architettonico, ma politico e culturale, ha prodotto risultati così innovativi e pionieristici da risultare addirittura unici.

Il frutto del suo lavoro esula da un campo solo e strettamente architettonico. La grande rivoluzione di Behrens riguarda piuttosto un settore nascente a quei tempi: l’industrial design.

Per l’architettura prende in consegna altri stili rielaborandoli e rendendoli decisamente personali. Jugendstil con influenze arts&crafts  e classicità sono fonte di ispirazione.

Ma per quanto riguarda il prodotto industriale Behrens propone una visione completamente originale.

 

 

L’efficienza non può bilanciare la bruttezza

In accordo con le tesi che esporrà anche al Deutscher Werkbund, di cui è fondatore e entusiasta promotore, Behrens è convinto che l’industria tedesca abbia la necessità di una nuova immagine, di un’armonizzazione estetica attraverso cui superare il suo aspetto billing und schlecht (a buon mercato e di cattiva qualità- Franz Reuleaux).

I prodotti dell’industria tedesca, che si occupa di risolvere unicamente gli aspetti tecnici e meccanici di usabilità, sono infatti privi di un’identità estetica  e certamente spogli dell’appeal necessario per raggiungere i massimi livelli di qualità.

Per quanto siano tecnicamente degli ottimi prodotti, sono veramente brutti e esteticamente scadenti.

La visione di Behrens diventa realtà quando, nel 1907, viene chiamato da Emil Moritz Rathenau ad occuparsi della nuova estetica del colosso industriale AEG, produttore di manufatti elettromeccanici.

Rathenau, che partecipa attivamente anche al gruppo del Werkbund, comprende la preoccupazione espressa dall’architetto per le sorti dell’industria tedesca, da tempo in fortissima espansione.

I prodotti dell’AEG sono privi di qualunque cura per l’aspetto estetico: meccaniche in vista avvolte da fili elettrici in un groviglio senza personalità e molto poco rassicurante.

Behrens si occuperà del progetto e della costruzione della nuova Turbinenfabrik di Berlino per poi volgere lo sguardo a tutto ciò che riguarda il brand dell’azienda e il product design.

Un vero precursore dei tempi moderni del marketing.

 

Design is not about decorating functional forms – it is about creating forms that accord with the character of the object and that show new technologies to advantage.

 

 

Nuove divinità per l’uomo moderno

La Turbinenhalle si ispira in modo deciso all’architettura della Grecia classica, ma la capacità di reinterpretazione di Behrens dà vita ad una struttura del tutto particolare: una riproposizione in chiave moderna del tempio greco.

Alla pietra si sostituisce una struttura in cemento armato; agli intercolumni  vuoti, ampie vetrate a tutta altezza leggermente inclinate. Tratto inconfondibile dei nuovi trend di un’architettura in costante mutamento.

Il segno definito dei muri perimetrali viene ripreso nel frontone il cui profilo poligonale lascia intuire la natura della struttura.

Il marchio aziendale in evidenza sul timpano, quasi a sostituire il fregio che generalmente decorava il tempio.

Non più alcun dio da venerare ma l’industria, nuovo centro della vita dell’uomo moderno.

L’imperativo è innovazione tecnologica affiancata da un’accurata ricerca formale che possa dare una nuova identità al prodotto, ma che soprattutto sia capace di dare vita ad un vero ed efficace stile industriale tedesco. Questo filone verrà ripreso saldamente da Gropius quale caposaldo della filosofia della Bauhaus.

Secondo Behrens infatti, anche l’ingegnere nonostante se ne intenda e apprezzi funzionalità e tecnica, compra un oggetto condizionato dal suo aspetto esteriore. Il design non è più decorazione naif, incrostazione superficiale, giustapposizione di simboli snob (e su questo, Loos ci aveva visto giusto).

Il design è ricerca di una forma che sappia accordarsi alla funzionalità di un oggetto, mostrandone le potenzialità. Riprendendo ancora una volta le tesi di Morris e degli Arts&Crafts, Behrens sostiene che la soluzione sia da ricercare nella collaborazione tra tecnici e artisti, procedendo verso una modernizzazione dell’estetica e del gusto.

 

 

Il potere della linea

Nella ricerca di una moderna monumentalità per le architetture dell’AEG possiamo ritrovare il suo passato di pittore jugendstil. Linee definite e sinuose, di una plasticità che sfiora la matericità. Una continua propensione al di fuori della bidimensionalità della carta.

La tensione verso la terza dimensione visibile nel manifesto dedicato alla colonia di Darmstadt si traduce in definizione dello spazio attraverso un tratto deciso e imponente. Un confine identifica l’ambiente sacro del tempio separandolo dal resto.

Questa ricerca perseverante della monumentalità dell’oggetto architettonico viene spiegata dallo stesso Behrens nel suo “Kunst und Technik” del 1911, in cui dice che con i tempi moderni, con la conquista della velocità e l’espansione a perdita d’occhio della metropoli, ci è ormai impossibile cogliere i particolari degli edifici.

Osservando la città da un treno o una macchina in corsa non potremmo che apprezzare il profilo d’insieme ed è per questo che si rivela necessario avere edifici il più possibile lisci e compatti, immobili, privi di ostacoli per lo sguardo dell’osservatore.

Distribuzione per grandi superfici, alternanza di elementi sporgenti e superfici piatte, linearità ritmica e modulare, proporzionalità classica. Queste le parole chiave dell’architettura behrensiana.

 

L’arte monumentale è la massima e precipua espressione della cultura di un’epoca.

 

Lo stesso concetto viene ripreso anche nelle grafiche pubblicitarie e nella progettazione del logo.

Un segno netto circonda l’acronimo dell’AEG. Il carattere tipografico ideato ad hoc da Behrens (il Behrens Antiqua) esprime monumentalità e sacralità, moderna ed eterna allo stesso tempo. A testimonianza di questo, il fatto che ancora oggi il colosso industriale di componenti elettrici utilizzi il logotipo realizzato da Behrens.

 

 

Rivoluzione industriale

Architettura e grafica trovano una strada comune da percorrere, lungo la quale si ritrovano irrimediabilmente in simbiosi. Fruiscono della stessa chiave interpretativa, si traducono con le stesse modalità. E’ possibile ritrovarle l’una nell’altra, dando vita ad una espressione corale del concetto di industrial design. La visione di Behrens risulta così essere completa e, per la prima volta nella storia dell’architettura, capace di abbracciare tutte le discipline che concorrono a creare l’immagine aziendale.

In questo concetto, la vera rivoluzione.

 

Type is one of the most eloquent means of expression in every epoch of style. Next to architecture, it gives the most characteristic portrait of a period and the most severe testimony of a nation’s intellectual status.

 

Una rivoluzione che non si ferma qui, ma che continua, impiegando il linguaggio AEG per la rielaborazione estetica degli oggetti di uso comune prodotti dall’azienda. Si tratta di piccoli elettrodomestici con un aspetto di così elevata qualità da predominare sulle specifiche tecniche, manufatti pensati per essere goduti prima di tutto esteticamente.

Il concetto di limite già utilizzato da Behrens nell’architettura e nel campo grafico, viene riproposto nello studio del design di questi oggetti.

Le meccaniche e i circuiti elettrici, prima a vista vengono nascosti da una scocca liscia, regolare e definita. Un’introversione che tende a fare dei principi di  funzionamento un segreto da custodire e dell’esterno uno scrigno impenetrabile.

Una forma riconoscibile, geometrica, semplice da cogliere ma al tempo stesso connotata da un forte carattere identitario. Così ogni modello conserva una propria personalità estetica, individuale ma riconducibile alla grande famiglia AEG nel tentativo di perseguire un fine commerciale e insieme culturale.

Non si tratta più di un semplice oggetto d’uso comune ma di un articolo destinato a diventare di massa. La rivoluzione è iniziata.

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